Il senso del dovere. Monologo interpretato dall’attore, Lollo Franco. Palermo 24/11/2018

IL senso del dovere

Di  Orazio Santagati

 

Sono abbastanza convinto che il senso del dovere sia l’amore che mettiamo nell’ insieme dei particolari che compongono tutti i nostri pensieri, tutte le nostre  emozioni.

Il senso del dovere, così mi hanno detto, è come un vecchio e saggio pescatore che si fa toccare, sfiorare, e a volte accarezzare i capelli bianchi. Qualcuno dice persino che questo vecchio pescatore esista davvero. Lo hanno persino visto, dicono che sia capitato.

Pare che la prima volta in cui apparve sia stato nel sorriso di un bambino. Almeno così mi dissero, almeno così mi pare di ricordare.

Forse si diventa uomini, o forse si diventa grandi. Quei capelli bianchi che arriveranno o che non arriveranno… presto o tardi. Un giorno mi arrivò voce che quel vecchio pescatore, che non so ancora se esista davvero, non fosse mai morto. E’ vecchio si… ma ancora con la testa ci sta. Eccome! Così mi dissero, così mi riferirono.

Che fatto strano però. A me accade spesso di percepirlo. Nonostante la probabile lontananza dalla sua costa, nonostante la sua presunta età mi capita di percepirlo.

Eh si.  Sentirlo come un monito, un avvertimento, un’attenzione a cui si è distratti dalla fretta di arrivare, di decidere e di ottenere un effimero profitto che confonde il senso stesso della vita.

La pazienza. Eh si, la pazienza è un dovere per un vecchio pescatore. Lui lo sa bene ma sta zitto. E adesso, in questo preciso momento, cosa starà facendo? Starà sbrogliando le sue reti con tutte le sue rughe che sanno di sale, di sole, e anche… e perché no… che sanno di sud?

Il vecchio pescatore potrebbe immaginare il suo senso del dovere pescando nel mare, sfruttando ogni possibilità per ritornare a casa e aiutare la sua gente? Oh si che dovrebbe essere così. Ne parlo, ammesso che esista davvero, perché mi piacerebbe prendere esempio da lui. Eh si che mi piacerebbe.

Tornare a casa e aiutare la mia gente su ogni cosa di cui ha bisogno, e non solo con il pane. Aver fatto il mio dovere per me stesso, e di riflesso per gli altri, in fondo, e in superficie, è quello che si dovrebbe fare ogni giorno.

Senso o non senso. Il proprio dovere. Ma io lo faccio? Ho imparato a farlo oppure è parte dell’istinto avere questo senso del dovere? Che parola che mi sono scelto oggi: il Senso del dovere! Il recupero del senso del dovere.

Sembra una saetta scagliata dal’Olimpo degli Dei e invece… è parte comune di ognuno di noi. Senso del dovere! Però, perché c’è  sempre un però, questa parola è poco conosciuta. Ma che dico? Non è vero che è poco conosciuta, è poco percepita.

Il vecchio pescatore un giorno disse a un tizio, almeno così narra la sua leggenda, che si può fare il proprio dovere anche cercando tra le buone cose che ogni giorno facciamo, per assicurarci di conseguenza una buona pesca oggi, domani… Poi…poi si vedrà. Disse anche che noi siamo gli stessi di ieri, e quello che facciamo oggi riguarda il domani. Chissà cosa avrà voluto dire?

Potrò fare anch’io così? Lo facciamo già tutti noi? Un padre e una madre, nel buon dono dell’istinto, specie con i figli, lo fanno? Eh si che lo fanno. Ma… in che modo?

Tramite l’onestà, Il lavoro, Il rispetto, la fede o nell’insieme che ci tiene tutti uniti con la filosofia?

E finanche, nella civile contestazione democratica e pacifica dei diritti preceduti dai doveri? Ci sta anche questo ma il vecchio pescatore non sapeva cosa significasse la contestazione. Lui considerava, a prescindere, il suo senso del dovere.

Era troppo preso con le sue reti, le falle nella sua barca e il mare mosso. Come del resto capita in modo diverso a chi vive il mare. Un essere umano è sempre alle prese con qualcosa di strano, di contrario e di buono, e in ognuno di quei frangenti, positivi o negativi che siano, deve sfoggiare il suo senso del dovere. Tramite la volontà? Il bisogno? La forza? La costanza della lealtà? Oppure…pensando che non si potrà mai sapere quanto si è forti finché non saremo tutti costretti ad esserlo?

Uno scrittore, per esempio. Un artista, un sacerdote, un professore, un operaio, un medico, un tutore delle forze dell’ordine, un magistrato, un’attore oppure… un politico, prima di andare a letto la sera, prima di sperare e di sognare qualcosa di meglio per il giorno dopo cosa fanno? Si fanno tutti la stessa domanda pensando al vecchio pescatore?

Lui quando rientrava e aveva fatto il suo dovere dormiva tranquillo e soddisfatto e noi, dico noi tutti che facciamo la sera prima di dormire?

Pensiamo al giorno trascorso o lo dimentichiamo? E da oggi che parte il domani ed è altrettanto vero che da ieri che arriviamo tutti per essere quello che siamo. Il vecchio pescatore, che aveva la sua bella barba bianca argentata, così dicevano, sapeva di aver fatto il suo dovere con delle cose faticose e semplici. Non serve mica avere due lauree per stare dentro la semplicità e la fatica del proprio senso del dovere. Buonsenso, si. Anche poco, ma ci vuole. Tanta spontaneità verso noi stessi e gli altri… in abbondanza.

Sto iniziando a preoccuparmi, ragiono proprio come quel vecchio pescatore… Con semplicità. Ma si, va bene, anche la semplicità è un dovere, mica pizza e fichi… direbbero a Roma. Pane ca meusa a Palermo o polenta con gli osei dalle parti di Milano.

Forse mi sono fatto influenzare troppo dal vecchio pescatore… Sto dicendo parole troppo semplici per questa serata di memoria e di cultura.

Dovevo aprire all’intellettuale filosofico di argomentazione? Parlare della legge morale affine al dovere?

Il cielo stellato sopra di noi, la legge morale dentro di noi…Eh già. Non fare agli altri quello che sicuramente non vuoi che sia fatto a te… Avrei forse potuto scegliere tra i miei pensieri: Dire a me stesso e a tutti voi che la cultura non è superiorità, ma è il pensiero che si protende verso l’inesauribile fonte imperfetta del sapere, o che siamo tutti parte delle buone occasioni che creiamo, come un fiore nel deserto che non è mai un caso, è un’occasione. Ma vedete…cari amici, la sera, ogni sera cerco di fare, o meglio, ho imparato a fare come quel vecchio pescatore che prima di addormentarsi si chiede se ha fatto bene il suo dovere, il suo lavoro.  In fondo, il senso del dovere, potrebbe essere quel tempo che abbiamo vissuto senza esserci, l’intuizione che determina l’esperienza, o il pensare che le parole sono fatte per capire, e che il silenzio è fatto per comprendere.

La vita, del resto, non è una parentesi tra il saltellare sugli scogli con la paura di bagnarsi i piedi o il camminare sull’orlo del precipizio con la convinzione di sapere volare.

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